sabato 30 novembre 2013

La vita non è una vacanza


 
In questi ultimi tempi si sente solo parlare di economia e di crisi, temi sicuramente d’attualità, ma la nostra vita non può e non deve essere schiava dell’economia e del mercato.

Il dio denaro. È questo l’unico valore. E solo pochi, quantomeno tra coloro che hanno voce in capitolo, urlano al mondo la gravità e l’inumanità di questa situazione. Il pensiero corre subito a Papa Francesco.

Lungi da me dire che il denaro non serve, anzi. Ma è un mezzo, non un fine. Se con quello che guadagni sfami te stesso e la tua famiglia, magari ti togli delle soddisfazioni, riesci pure a comprarti l’ultimo modello di cellulare e l’ipad, ma non riesci a goderti il tempo per stare con i tuoi cari o fare ciò che ti piace, sei il più povero degli uomini.

E parlando di tempo libero, colpisce il differente modo in cui noi italiani ci approcciamo alle vacanze rispetto agli americani. Un lavoratore italiano ha in media diritto a sei settimane di vacanze l’anno; quello americano a due, che spesso nemmeno si prende per paura di trovare qualcuno al suo posto di ritorno dalle vacanze.

Insomma, se l’America è in molte cose avanti a noi, in tema di tutela dei lavoratori ha solo da imparare. Si fa prepotente il ricordo di un film del 2006: Vita da camper. La pellicola racconta la storia di un amorevole padre di famiglia – ruolo ricoperto a meraviglia dall’istrionico Robin Williams – che è costretto a trasformare la vacanza da sogno alle Hawaii che aveva promesso a moglie e figli, in una gita in camper in Colorado. Se non sarà presente ad un incontro con alcuni clienti, il suo capo lo licenzierà. Non potendo raccontare la verità alla famiglia, noleggia il camper e si incammina verso il luogo dell’incontro, “vendendo” ai suoi cari la trasferta come una vacanza.

Ovviamente la verità viene a galla, la famiglia lo perdona e il lieto fine (con nuovo impiego di lavoro) è assicurato, ma quello che fa davvero male è renderci conto come, in questa società dove contano i soldi ma non le persone, per tenersi il lavoro e poter sopravvivere, si debba essere costretti a rinunciare a vivere, nel senso più vero del termine.
 
Se il progresso deve migliorare la qualità della vita, il mondo attualmente non è certo incamminato verso il progresso.

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