Ci sono momenti in cui mi sento in dovere di contestare atteggiamenti e pensieri diffusi che ritengo completamente sbagliati. Sono quei momenti in cui divento moralista, bacchettone, perfino un po’ antipatico. Non piace a nessuno sentirsi fare la predica, ma tutti dovremmo fare del nostro meglio perché questo mondo diventi migliore (che ci volete fare, sono un sentimentale), e mettere in guardia il prossimo dalle tendenze peggiori che sta prendendo la nostra società fa parte del rendere il mondo migliore.
L’altro
giorno sentivo alla radio la pubblicità di un istituto di ricerca che si occupa
di trovare una cura per il cancro che invitava a destinare a loro il 5 per
mille della dichiarazione dei redditi. Quello che mi ha colpito è la strategia
a cui sono ricorsi per incentivare l’ascoltatore a scegliere la loro
associazione per la donazione. La speaker diceva di aver scelto quel istituto
non per far del bene, non per generosità, ma per se stessa. Lo faccio per me, perché se un domani mi
ammalerò di cancro ci possa essere una cura.
Logicamente
ognuno è libero di donare il proprio 5 per mille a chi crede, e non esistono in
questo genere di cose scelte giuste e sbagliate. Ma non dobbiamo dimenticare la
natura dell’azione che stiamo facendo. Si tratta di un dono, dare qualcosa a
qualcun altro gratuitamente. Se lo facciamo
per un nostro tornaconto, con un doppio scopo o anche solo sperando che
se in futuro avremo bisogno potremo anche noi contare su quel gesto che abbiamo
fatto, non è più un dono.
Viviamo
in un mondo egoista, schiavi del dio denaro. I sogni, le speranza, ma anche gli
stessi bisogni basilari degli esseri umani non contano niente di fronte al
mercato e all’economia. Un mondo come questo ha più che mai bisogno di
riscoprire il valore del dono, della gratuità di un gesto. Donate il vostro 5
per mille alla ricerca, a una Onlus che fa del bene, donatelo perfino al vostro
Comune se preferite. L’importante è che lo doniate, pensando al prossimo e
senza cercare di riceverne qualcosa in cambio.