Un thriller avvincente, una scatola di cioccolatini e un comodo e caldo piumone sono un ottimo modo per passare una serate autunnale. Purtroppo non tutto va sempre come dovrebbe. E ti capita che la scatola di cioccolatini sia ormai vuota e che il piumone – che usi da una decina d’anni – non porti più nemmeno tepore. Pazienza. Ma se anche il thriller non si rivela all’altezza, beh… allora è proprio una serata di merda.
Il
tipo di serata a cui vai certamente incontro se il film che hai scelto è Colpevole d’innocenza, perfetto esempio
di pessimo thriller. Protagonista è Ashley Judd, moglie del classico ricco
trafficone. Dopo una notte passata sulla loro barca a vela, al suo risveglio di
lui non c’è più traccia. La polizia sospetta che lei l’abbia ucciso e gettato
in mare. Arrestata e processata, viene condannata per omicidio e spedita in
galera. Dopo aver affidato suo figlio alla propria migliore amica, questa
scompare, portandosi via il bambino. In prigione, la povera disgraziata scopre
che il marito è vivo e vegeto e se la spassa con la suddetta amica. Dopo aver
trascorso sei anni in carcere, ottiene la libertà vigilata e viene affidata al sorvegliante
Tommy Lee Jones. Alla prima occasione se la fila, girando in lungo e in largo
per il Paese alla ricerca del proprio bambino, inseguita costantemente da quel
mastino di Jones.
La
storia finisce bene: lei ritrova suo figlio, il marito fedifrago ottiene la
punizione che merita e il sorvegliante capisce come stanno realmente le cose.
Il
problema è che dopo la prima mezz’ora di film, quando scopriamo che il marito
non è morto, la pellicola non riserva alcun colpo di scena. Non solo capisci
subito come andrà a finire, ma non ci sono scene di tensione né sorprese nello
svolgimento della trama. Insomma, puoi tranquillamente spegnere la tv ed andare
a dormire, tanto il meglio c’è già stato (e non è nemmeno stato un granché).
Un
film dovrebbe sorprendere costantemente lo spettatore, tenere desta la sua
attenzione, ma se a una commedia o ad un film drammatico possiamo perdonare la
prevedibilità, in un thriller questo è un peccato capitale.
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