sabato 27 settembre 2014

Tra genio e idiozia


Il confine tra genialità e stupidità è più sottile di quanto si pensi e accade che in uno stesso film si passi da momenti sagacemente divertenti a momenti di sconcertante banalità. Il dittatore ne è un perfetto esempio.

Sacha Baron Cohen interpreta un dittatore egoista ed egocentrico, che passa le sue notti con costose escort (chi vi ricorda?) e i suoi giorni controllando a che punto si trova il programma di armamenti nucleari e condannando a morte chiunque non gli vada a genio.

Convocato a New York dall’Onu dopo aver negato l’accesso agli ispettori Onu nel suo Paese, il dittatore viene rapito e scambiato con un suo sosia. A ordire il complotto è stato suo zio (Ben Kingsley), che vuole far diventare il Paese una democrazia per poter così vendere petrolio alle multinazionali degli stati cosidetti “civilizzati”. Il dittatore riesce a scappare e con la complicità di un suo compatriota sventa il piano dello zio, “salvando” il suo Paese dalla democrazia.

Il tocco di genio sta nell’invertire quello che tradizionalmente consideriamo bene e male, tanto che il ritorno alla dittatura viene considerato il lieto fine. Nel geniale monologo finale, Baron Cohen elenca i comportamenti da dittatura che ogni governo democraticamente eletto mette in atto nascondendosi dietro il fatto di essere una democrazia, dal taglio delle tasse per i più ricchi a danno dei più poveri, alle menzogne che i governi si inventano per giustificare la guerra di turno (chissà quanto avranno fischiato le orecchie a Bush junior).

In una commedia tanto profonda, stonano pesantemente le abbondanti gag di grana grossa, prevalentemente a sfondo sessuale. Un alternarsi di alti e bassi che finisce inevitabilmente per scontentare tutti. Lo spettatore che gradisce la commedia intelligente si trova a disagio di fronte a certe battute troppo volgari, mentre quello che apprezza la comicità di pancia non capisce ed è quasi infastidito dalla sagace satira di Baron Cohen. Ma del resto è così per tutti i film di quest’attore, da Brüno a Borat. E forse è anche lo specchio dei tempi, che permette di esprimere la propria genialità solo se camuffata dietro un’abbondante volgarità.