Trasporre un’opera letteraria in un film non è così facile. Quasi sempre ad uscire vincitore dal confronto è il libro (anche perché è solitamente quello dei due che ha visto per primo la luce), e sono numerosi i casi in cui la pellicola delude. Poche volte però il testo viene quasi totalmente snaturato e tradito. Uno di questi, è il moderno Sherlock Holmes.
I due
film, interpretati da Robert Downey Jr. nei panni del detective di Baker Street
e da Jude Law in quelli del fido assistente Watson, sono come una pugnalata al
cuore di Sir Arthur Conan Doyle e dei suoi fan.
Intendiamoci:
i due film in sé, non sono male. Se li consideriamo semplicemente dei film d’azione,
sono senza dubbio riusciti, con un perfetto equilibrio di azione, ironia e suspense.
Ma non è Sherlock Holmes.
Non si
respira la classica atmosfera vittoriana dei racconti, Holmes passa la maggior
parte del tempo a far cazzotti e a rendersi ridicolo anziché a riflettere e
dedurre, i casi tendono – è questo è forse il peccato minore – verso un’eccessiva
spettacolarizzazione, centuplicando il livello d’azione presente nei racconti.
Quello
che rattrista davvero non è il successo del film, ma le affermazioni
entusiastiche di quanti sostengono che finalmente Sherlock Holmes ha trovato un’adeguata
trasposizione cinematografica. Ma Holmes
era anche in grado di far a botte quando serviva ti dicono, non avendo
probabilmente mai letto niente di Conan Doyle ma parlando solo per sentito
dire. È vero, Holmes era un provetto spadaccino e boxeur, ma le sue principali
caratteristiche erano l’acume e lo spirito d’osservazione. E rarissimamente
scendeva alle mani, e solo se costretto.
Ma per
loro il vero Sherlock è questo. Povero mondo. A quando un tenente Colombo armato
di pistola e con i modi dell’ispettore Callaghan?
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