martedì 28 ottobre 2014

È tutta questione di cuore



Mi trovo spessissimo in totale disaccordo con la critica. Ogni opinione è degna di rispetto, ma sono convinto che i critici – e molti spettatori che si atteggiano a critici – giudichino un’opera solo in base a questioni tecniche, ignorando gli elementi più importanti, ovvero i sentimenti che il film è in grado di suscitare e i valori e le idee che cerca di promuovere. Il caso più evidente è Instinct – Istinto primordiale.

La pellicola racconta la storia dell’antropologo Anthony Hopkins che, dopo essersi isolato per due anni in cui ha vissuto con i gorilla nella giungla africana, uccide due uomini. Rimpatriato negli Usa e ricoverato in un manicomio, si aprirà solo con lo psicologo Cuba Gooding Jr. che riuscirà a trasportare nel suo mondo e a cui racconterà cosa è successo realmente.

Leggendo le varie recensioni on line, si nota come in troppi non abbiano capito niente del film. Molti hanno interpretato la pellicola come una critica alla civiltà e un elogio della barbarie e dell’istinto primordiale (complice il pessimo titolo italiano), come l’espressione della voglia di tornare a una società più animalesca, vedendo la scelta di Hopkins di vivere con i gorilla come un diventare animale egli stesso, perdendo la propria natura umana (e questo già fa capire come abbiano seguito male il film, dato che lo stesso Hopkins racconta che non sono diventato un animale. È successo qualcosa di più incredibile. I gorilla hanno accettato un uomo nel loro gruppo).

In realtà il film è un manifesto della libertà, una critica all’esasperante tentativo umano di controllare ogni cosa. Nel corso del suo percorso evolutivo, l’uomo ad un certo punto non ha più accettato di far semplicemente parte di questo mondo e ha voluto diventarne padrone, esercitando un controllo che in realtà non è in suo potere.

Chiamatele baggianate new age, chiamatelo buonismo, ma se tutti comprendessimo di essere ospiti su questo pianeta, forse le cose andrebbero un po’ meglio. Ma questa probabilmente è una verità troppo difficile da accettare ed è per questo che la maggior parte si rifiuta direttamente di capirla.

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