Il confine tra genialità e stupidità è più sottile di quanto si pensi e accade che in uno stesso film si passi da momenti sagacemente divertenti a momenti di sconcertante banalità. Il dittatore ne è un perfetto esempio.
Sacha
Baron Cohen interpreta un dittatore egoista ed egocentrico, che passa le sue
notti con costose escort (chi vi ricorda?) e i suoi giorni controllando a che
punto si trova il programma di armamenti nucleari e condannando a morte
chiunque non gli vada a genio.
Convocato
a New York dall’Onu dopo aver negato l’accesso agli ispettori Onu nel suo Paese,
il dittatore viene rapito e scambiato con un suo sosia. A ordire il complotto è
stato suo zio (Ben Kingsley), che vuole far diventare il Paese una democrazia
per poter così vendere petrolio alle multinazionali degli stati cosidetti “civilizzati”.
Il dittatore riesce a scappare e con la complicità di un suo compatriota sventa
il piano dello zio, “salvando” il suo Paese dalla democrazia.
Il
tocco di genio sta nell’invertire quello che tradizionalmente consideriamo bene
e male, tanto che il ritorno alla dittatura viene considerato il lieto fine. Nel
geniale monologo finale, Baron Cohen elenca i comportamenti da dittatura che
ogni governo democraticamente eletto mette in atto nascondendosi dietro il
fatto di essere una democrazia, dal taglio delle tasse per i più ricchi a danno
dei più poveri, alle menzogne che i governi si inventano per giustificare la
guerra di turno (chissà quanto avranno fischiato le orecchie a Bush junior).
In una
commedia tanto profonda, stonano pesantemente le abbondanti gag di grana
grossa, prevalentemente a sfondo sessuale. Un alternarsi di alti e bassi che
finisce inevitabilmente per scontentare tutti. Lo spettatore che gradisce la
commedia intelligente si trova a disagio di fronte a certe battute troppo
volgari, mentre quello che
apprezza la comicità di pancia non capisce ed è quasi infastidito dalla sagace
satira di Baron Cohen. Ma del resto è così per tutti i film di quest’attore, da
Brüno a Borat. E forse è anche lo specchio dei tempi, che permette di esprimere
la propria genialità solo se camuffata dietro un’abbondante volgarità.
Nessun commento:
Posta un commento